
COMUNE DI VIGNOLA
INVENTARIO DONAZIONE GAZZOTTI
N. 248
Il Pazzariello
Copia dattilografata
IL PAZZARIELLO
scene napolitane in un atto
di F. FONTANA
Musica di Luigi Gazzotti

IL PAZZARIELLO
scene napolitane in un atto
di F. FONTANA

PERSONE
PASQUALE ESPOSITO = (Pazzariello) Baritono
LUCIETTA = sua moglie Soprano dramm-
LENA = erbivendola Soprano
ROSALIA = " Mezzo-soprano
DON GENNARO GARGIULO = fornaio Basso
UN DOMESTICO DELLA "SPARATA" = (non parla)
VENDITORI D'OGNI GENERE; MONELLI; SUONATORI; PASSANTI.
Napoli 1850.

Quartiere di Porta Capuana = Una piazza alla Marina = Ve-
suvio all’orizzonte. = In fondo l’Ospizio dei Trovatelli. = A
destra, verso proscenio, la casa di Rosalia; più in là una ta-
verna. A sinistra, proscenio, il forno di Don Gennaro, dinnan-
zi al quale un banco di pietra; più in là la casa di Lena.
E' il primissimo crepuscolo del mattino. - All’alzar del
sipario, s’odono il fischio e il grido lontani d’un caffettie-
re: "O' Caffettééére !" = Poi Lucia entra da sinistra sulla
piazza. = E' scalza, veste poverissimamente; stringe al seno
un bambino avviluppato in uno scialle. = Appena sulla piazza.
sosta e guarda con terrore 1lOspizio.
LUCIA
Ah, ecco... è là !... Madonna santa, assistimi !
Dammi la forza tu !
Il cuor mi scoppia !.... Non mi reggo più !
(Siede sul banco di pietra; è affranta, ansimante, pallida
come uno spettro)
Da Pendino fin qui
com'è lunga la strada !
(Depone il bambino presso di se; lo contempla con passione
grande; poi, congiungendo le mani):
O sangue del mio sangue
ti debbo abbandonar !
Ma Dio qual colpa, adunque
ci condannò a espiar
(Indica l'Ospizio)
Là, forse ancora tu viver potrai .....

Forse un dì rivederti ancor potrò...
Ah, rivederti ?... Più mai ! Più mai !
Su questa terra poco io resterò !
(Scoppia a piangere dirottamente; poi si alza e contempla
ancora il bambino)
Ed egli dorme !... Ei nulla sa !... Non sa
lo strazio di chi a lui diede la vita !
Neppur sa d'esser nato !
(Come còlta da un pensiero straziante)
E... Pasqual... che dirà ?
(Dopo un momento di riflessione, come decisa)
Si, col bambino
a casa tornerò ....
(Fa per muovere verso il banco a riprendervi il bimbo,poi
sosta di nuovo)
A casa ?... Alla miseria ?... Allo squallor ?...
Esausto m'hanno il seno
la fame ed il soffrir....
Se con sua madre resta,
egli dovrò morir !
(Inginocchiandosi presso il hambino)
Angiolo mio, perdonami !
Neppur posso baciarti,
perchè dal sonno il bacio

potrebbe risvegliarti !
Lascia che ancora io guardi
quel tuo scarno visino!
(Riprende il bimbo fra le braccia)
Perdona !... Addio !... Coraggio !
(Si avvia verso l’Ospizio singhiozzando e trascinandosi a
stento)
Oh, che orrendo destino !
(Giunge all’Ospizio; suona il campanello; lo sportello del
la ruota si apre; Lucia depone il bambino; lo sportel-
lo si rinchiude; essa manda un grido, e cade a terra
priva di sensi)
ROSALIA
(affacciandosi all'uscio della propria casa)
Ah !...
San Gennaro benedetto !... Un grido
come d'assassinata,
mi parve di sentire...
(Guarda verso l’Ospizio e vede Lucia a terra)
Un'altra sventurata,
che il suo bimbo ha dovuto abbandonare....
Quasi ogni di è così.!....
Voglio sloggiar di quì !..
(Andando a Lucia)

Su.... su, meschina !... Su coraggio!
(Le tocca le mani e il volto)
E' fredda
come il ghiaccio
(Con terrore, vedendo che Lucia non si scuote)
Ma... è... morta ?!...
(Bussa alla casa di Lena e al forno; poi torna a Lucia)
Ohe, Lena !... Ohe, don Gennaro!
LENA e GENNARO
(dentro)
Che c'è ?
ROSALIA
Venite a me !
LENA e DON GENNARO
(uscendo, vedendo Lucia)
Oh, la meschina !
LENA
Sempre così !....

ROSALIA
Ma questa è morta !
DON GENNARO
(dopo aver posto una mano sul petto a Lucia)
No ...
Il cuor le batte ancora!
ROSALIA
M'aiutate a portarla in casa mia...
LENA
Siete una brava donna!
ROSALIA
Sì,... ma giuro
di mutar di quartiere!
(Portano Lucia nella casa di Rosalia, - poi Lena e Don Gen-
naro ne escono durante le scene seguenti, per aprire le
proprie botteghe).
A poco a poco si fa giorno; e, man mano, giungono sulla
piazza, da ogni parte, venditori d’ogni genere. Alcu-
ni l’attraversano soltanto; altri vi si soffermano in-
stallandosi in qualche punto di essa, o sostano a di-
scorrere con clienti, passanti, colleghi, ecc.
L'orchestra descrive l’affascinante risveglio della vita




ROSALIA
Ma ancor non potè dire
che due parole .... E' di Pendino, e vuole
tornar a casa sua.
DON GENNARO
Io l'accompagnerò...
ROSALIA
Temo non possa
tegger fin là......
DON GENNARO
Ci son le carrozzelle .....
ROSALIA e LENA
Siete un brav'uomo, voi!
DON GENNARO
E, voi, due brave donne!
ROSALIA
Si !??? Si ! Ma giuro di mutar quartiere!

(Si separano. - Ognuna torna alle proprie faccende; mentre,
poco lontano, internamente, a sinistra in fondo, s’odono
dei colpi di grancassa, trilli di pifferi, grida, ecc.)
GRIDA
(internamente)
Ohe !... La "Sparata" !.. Bum
VOCE DI PASQUALE
Battaglion !... Cavolchion !
(grancassa ecc.)
VOCI DI MONELLI
Ohè !
PASQUALE
(entrando da sinistra in fondo, seguito da suonatori, dal do-
mestico che suona la grancassa, da monelli che vociano ecc.).
MONELLI
Guaglion!
Battaglion !... Cavolchion !.. Neh, Eccellenza.
'A Sparata !... 'A Sparata !

PASQUALE
(avanzandosi)
Battaglion !...
MONELLI
Cavolchion !
PASQUALE
Lasciatemi passare !
TUTTI
(mentre i suonatori dan fiato a pifferi e trombe ecc., bal-
ando ecc.).
Bum !... Bum !. .. Bum !.. Rataplan;
Tèèè !... Tèèè !.... Tèè ! Pum !... Pum !... Pum !
'A sparata !.... "A sparata!
Rataplan !... Tan !
(Cessa la musica)
PASQUALE
(col tono cattedratico del banditore)
Mo', bella gente, se vulite vino
di prima qualità,

jammocène a Pendino !
Date retta a Pascà !
Padron Cicillo ò vende a quattr', a sei !
a otto sord'il litro !... E chisso sta
vero vino paesano,
robba de terre soje, senz’acqua e sano !
Currite, mariuncelle !
Neh, guaglioni, strillate!
Se non ci andate,
che grulleria che fate!
a quatt', a sei, a otto sorde !... Neh,
Parola de Pascà,
'nu vino come a quello non ce sta !
TUTTI
(ripresa musica)
Bum !... Bum !... Bum !... Rataplan!
Tèee ! Tèee ! Tèe ! Pim, pum, pan !
’A Sparata!... 'A Sparata !...
Rataplan !... Zan !
(I suonatori e il domestico entrano nella taverna lasciando
la grancassa sulla soglia. La piazza si spopola. Pasqua_
le passeggia pensieroso e solo asciugandosi il sudore dal-
la fronte).

PASQUALE
Alla malora !... Sono stanco morto !
Ho una fame da lupo, e non ho un soldo !
Maledetto mestiere !
Ma mangiare convien, se no si crepa !
(Si guarda intorno; e, vedendo Don Gennaro sulla porta del
forno, va a lui col cappello in mano:)
Padrone, permettete una parola?
DON GENNARO
Anche due ... Dite su !
PASQUALE
Da jer m’è entrato nulla nella gola
e un quattrin non ho più ....
DON GENNARO
Pover’uom !...
PASQUALE
Non vi occorre
una buona "Sparata ?"

DON GENNARO
Non m’occorre !...
PASQUALE
Pazienza!
Una pagnotta avreste anticipata....
Io son uom di coscienza !
DON GENNARO
(commosso, dandogli una pagnotta)
La pagnotta vi do senza Sparata ....
E poi.... venite quà .....
con un po' di legume accompagnata,
meglio vi piacerà !
(Lo conduce a Rosalia, alla quale parla sottovoce; Rosalia
dà un pugno di fave fresche a Pasquale, poi gli fa segno
di sede su una panca lì)presso).
PASQUALE
(stringe la mano a entrambi, siede, si mette a mangiare)
Grazie, grazie .... che pane da signori !
Che buone fave grosse, tutte polpa !
Permettete che un po' ne metta in serbo

per la mia donna !
ROSALIA
Fate pure !...
DON GENNARO
Ma, dunque,
il mestier non vi rende ?
PASQUALE
(dopo essersi posta in tasca metà della pagnotta e delle fave)
Ah ! non me ne parlate !
(con tono di lamento) Par che a Napoli
non ci sia più danaro!
I padron di bottega,
- uno perchè non vende
l’altro perchè è un avaro,
han fatto come lega
tutti per risparmiar sulla Sparata !
(Scoppia in una risata improvvisa)
Ah !... Ah !... Guaglion !.. Battaglion !... Cavolchion !
Guadagneranno meno in conclusion !
Ah !... Ah !! Peggio per loro !

5 ( Torna al lamento)
Ma anche peggio per me !
E peggio ancor, perchè ogni quartiere
Zeppo é di gente che guasta il mestiere !
Si crede ognun capace
di fare la Sparata !...
E, senza lo Sgargiante ( indica le sue vesti )
e senza l'arte, la pretende fare !
E, invece di chiamare
e di tirarsi dietro della gente .....
(risata improvvisa )
Ah ..... Ah .... la fa scappare !
Ah.... Ah...... Peggio per loro .......
(torna al lamento )
Ma peggio anche per me.......
Perché si fan pagar pochi quattrini
la Sparata _ pagata, l'anno scorso
ancora, almeno, almeno due Carlini !
E il vero Pazzariello
(risata.) Oh! Oh! Guaglion !
Battaglion!...Cavolchion!
(lamento)
erepar deve di fame in conclusion!
Torna a sedere a mangiare._ Rosalia e DON Gennaro parlano un momento
loro sottovoce, poi entrano entrambi nella casa di Rosalia )
LENA
( a Pasquale, al quale si é avvicinata durante i suoi lamenti )
Magro davvero é il mestier vostro;....ma
non ve ne lagnate!

pien di miserie è il mondo !
PASQUALE
Più misero di me, proprio, non so
chi essere ci può !... Sen va consunta
la mia donna; e pel bimbo,
che da un mese ci è nato, non ha latte !
Abitiamo in un "basso"; e non guadagno
per sfamarci abbastanza !
LENA
Eh, coraggio !... Speranza !
PASQUALE
No ! Nel mondo io son venuto
sol per esser disgraziato !
Non so dir da chi son nato,
e non so come campar !
A chi m'ama, ho la sventura
di portare jettatura !
Il coraggio di morire,
solo, ahimè, posso invocar !

LENA
(commossa, indicandogli l’Ospizio)
Colà guardate !... - Di quella porta
sovra la soglia, - spesso il destino
ben più spietato - che non con voi si mostra a noi ....
Anche stamane, - siccome morta,
v'era una donna, - che il suo bambino
v'avea portato - fin da Pendino !
PASQUALE
(scosso)
Ah!... Da... Pendino ?!...
LENA
Si...
PASQUALE
Vergin Santa !...
(si alza tremante, lasciando cadere il cibo a terra)
LENA
Suvvia, ... che avete?

PASQUALE
(con emozione veemente)
E il nome suo .... - non lo sapete ?
LENA
No.....
PASQUALE
Ma.... rinvenne ?
LENA
Si .... S’è rimessa ...
PASQUALE
(c.s.)
E.... dov'è dessa ?
LENA
(indicando la casa di Rosalia)
Là...
PASQUALE
In quella casa ?

LENA
Si ... Con Rosalia
e Don Gennaro, eccola appunto !
(La porta della casa di Rosalia s’è aperta)
PASQUALE
(con un grido)
Ah !... Lei!
(Si precipita verso Lucia, che esce dalla casa sostenuta
dai due)
Lucia !... Lucia!...
LUCIA
(con terrore e sorpresa)
Tu.... quì?!...
(Perde le forze. - La fanno sedere).
PASQUALE
Dov'è il nostro bambino ?
Dov'è ?
(Lucia si copre il volto colle mani e scoppia in singhiozzi)
Ad, dunque ... è vero !...
Oh, figlio !... figlio mio !

(nel parossismo del dolore movendo all’Ospizio)
Rendetemio mio figlio !
La creatura mia !
(Don Gennaro e Lena lo trattengono, mentre Rosalia cerca in-
vano di trattenere Lucia, la quale si trascrina verso Pa-
squale e gli si inginocchia dinanzi)
LUCIA
Ascoltami !... Perdona !...
Ogni di su quel volto io vedevo
che crescea della morte il pallor...
Di salvarlo, comprendi ?... credevo ....
Forse pazza mi rese il dolor !
Qual sia stato il mio strazio, il mio pianto,
Dio soltanto,... ei soltanto, lo sa !
Per amor di quell'angiolo santo,
non negarmi perdono .... pietà !
PASQUALE
(per rialzarla)
Mia Lucia.....
LUCIA
(con gioia)
Nello sguardo ti leggo.....

Mi perdoni !...
PASQUALE
(stringendola fra le braccia)
Io perdon chieggo a te...
Io, che il pan non so darvi !...
LUCIA
Ah, non reggo !
(premendo sul cuore con ambo le mani affannosamente)
Ah... E' finita !... E' finita per me !
PASQUALE
(rimettendola a sedere e inginocchiandosi dinnanzi a lei)
Non dir così !...
LUCIA
Il mio bambino in cielo
soltanto io rivedrò !
Ma... sulla terra .. a voi lo raccomando !
(Indica singhiozzando l’Ospizio)
Toglietelo di là !...
Toglietelo di là !...
(dà a Pasquale la metà d'un'immagine sacra, che si leva dal seno)

Eccoti il segno !... Digli....
che, per salvarlo,... di dolor son morta !
Io ti amerò anche sotto terra... Poni
la tua man sul mio cuore ...
(Pasquale si alza, tremante di commozione e le pone la mano sul
cuore; essa si volge agli altri)
Ricordatemi ... nelle ... orazioni...
Ah ... il mio bambino !... Addio !
(Muore. - Tutti, meno Pasquale, s’inginocchiano piangendo)
PASQUALE
(con gran passione)
E' morta,... è morta la mia Lucietta
Non può essere ... No !
Rispondimi !... Riapri,
deh, riapri gli occhi una sol volta ancora !
(cadendo anch’egli in ginocchio e scoppiando in singhiozzi)
E' morta !... E' morta !
(Accorgendosi dei piedi scalzi di Lucia, rialzandosi con impeto)
Oh, miseria !... e Sotterra
dunque andare dovrà
scalza così,... come una maledetta ?
No !... Tu, Madonna dei sette dolori,
non lo permetterai !

DON GENNARO
(commosso, avvicinandosi a Pasquale)
Ho aperto jeri un negozio di pane
nel vico delle Rane.
lo vendo a sei la libbra, peso giusto,
Mi chiamo don Gennaro
Gargiulo... Se vi servono
cinque paoli ?...
(Gli dà delle monete)
PASQUALE
(prendendole)
Grazie!
(volgendosi a Rosalia)
Per le mia cara morta
comperatemi voi
un pajo di scarpette ....
(Dà le monete a Rosalia, la quale fa cenno d’acconsentire, e
si avvia con Lena dietro la salma di Lucia, che vien portata nel-
la sua casa. - Tutti sono commossi. - Pasquale fa atto di voler-
la seguire anch’egli, ma ne è trattenuto da Don Gennaro, e siede,
affranto dall'emozione, col volto tra le mani. - Don Gennaro s’al-
tontana. Pausa. Gran frase orchestrale.

PASQUALE
(Finalmente scotendosi, dopo una grande azione)
Battaglion !
(A quel grido, dalla taverna accorrono all’impazzata i suo-
natori e il domestico, che riprende la grancassa)
MONELLI
(sbucando da ogni parte)
Cavalchion !
'A sparata !... 'A sparata !
TUTTI
(come dianzi, cogli istrumenti ballando ecc.)
Bum ! ... Bum !... Bum !... Rataplan !
Tèè !.. Tèè !.. Tèè !.. Pim !.. Pum !.. Pum !
'A sparata !.. 'A sparata !
Rataplan !.. Zan !
PASQUALE
(con voce che sa di lagrime)
Mo', bella gente, se vulite pane
di prima qualità,
c'è in Vico delle Rane !...
Date retta a Pascà !

Don Gennaro Gargiuolo 'o vende a sei,
a peso giusto !.. E sta
vero pane di grano
fatto nel forno sojo, ben cotto e sano !
Currite, mariuncelle ...
Neh, guaglioni, strillate !
Se non ci andate,
che grulleria che fate !..
(La voce gli si strozza in gola : egli fa uno sforzo supremo
e, dominandosi, riprende:)
Pan di grano !.. Ben cotto ! Al peso !.. A sei !
Parola de Pascà,
un pane com'a quello non ce sta !
(Si ode una voce lontana come in principio)
TUTTI
(sfilando per andarsene, come dianzi)
Bum ... Bum ... Bum ... Rataplan !
Tee .. Tee .. Tee .. Pim, Pum, Pan !
'A Sparata !... 'A sparata !
Rataplan !.. Zan !
(Pasquale li segue per ultimo; giunto dinnanzi alla porta
tell'Ospizio, si ferma e cade in ginocchio).

IL CAFFETTIERE
(attraversando la piazza e allontanandosi)
"O caffettièère !...
PASQUALE (scoppiando in pianto)
Oh figlio ... o figlio mio !
(si precipita dentro l’Ospizio).
TELA

